Una finestra spalancata sui miei pensieri.
venerdì 18 novembre 2011
lunedì 24 ottobre 2011
lunedì 5 settembre 2011
Fuoco fatuo - promemoria
Quando c’è qualcosa che non ti è chiaro
che stona
inizia a correre.
Velocemente
più velocemente che puoi.
Prendi la corsia e inforca l’uscita d’emergenza.
C’è un fuoco che brilla dentro
dopo tanto tempo.
Non ti fermare ad osservare
i colori accattivanti della fiammella
allontanati.
La curiosità morbosa vorrebbe intrappolarti
nella luminescenza azzurrina
di se e ma.
Non ascoltare la sua voce.
Non è di lei che hai bisogno ora.
Volta le spalle e fuggi con tutta la tua forza
con tutto il fiato che hai.
Lontano
più lontano.
Non chiedere niente
non ti curare di niente
fai come se non fosse mai
successo.
Poi
il tempo magnanimo ti porterà la risposta
prima che tu non possa pensare.
Te la porrà davanti agli occhi.
E tu
incredula
sorriderai
per essere scampata dalle lusinghe
di un fuoco fatuo.
giovedì 18 agosto 2011
Da "Il tempo, grande scultore" Sistina II - Gherardo Pedini di Marguerite Yourcenar
La memoria degli uomini è simile invero a quei viaggiatori stanchi che si sbarazzano ad ogni tappa di qualche inutile bagaglio. Cosí che giungeranno a mani vuote, nudi, nel luogo dove devono dormire, e nel giorno del grande risveglio, saranno come bambini che nulla sanno di ieri.Piú oltre non posso venire, Gherardo. Non ti accompagnerò piú lontano perché il lavoro preme e sono un uomo vecchio. Sono un vecchio, Gherardo. A volte, quando vuoi mostrarti piú tenero del solito, ti accade di chiamarmi padre. Ma io non ho figli. Non ho mai incontrato una donna bella come le mie figure di pietra, una donna che potesse restare per ore immobile, senza parlare, come una cosa necessaria che non ha bisogno di agire per essere, e ti facesse dimenticare che il tempo passa, perché è sempre al suo posto.
Una donna che si lasci guardare senza sorridere o senza arrossire, perché ha capito che la bellezza ha un che di grave. Le donne di pietra sono piú caste delle altre, e soprattutto piú fedeli, solamente, sono sterili. Non c'è fessura attraverso cui possa in esse introdursi il piacere, la morte, o il germe della creatura, e per questo sono meno fragili. A volte si spezzano, e tutta quanta la loro bellezza resta contenuta in ogni frammento del marmo come Dio in tutte le cose, ma niente di estraneo entra in esse per farne scoppiare il cuore .Gli esseri imperfetti si agitano, e si accoppiano per completarsi, ma le cose perfettamente belle sono solitarie come il dolore dell'uomo.
Gherardo, io non ho figli. E so bene che la maggior parte degli uomini non hanno veramente un figlio: hanno Tito, o Caio, o Pietro, e non è la stessa gioia. Se avessi un figlio, non somiglierebbe all'immagine che me ne sarei formata, prima che esistesse. Cosí, le statue che faccio sono diverse da quelle che avevo da principio sognato. Ma Dio si è riservato di essere consapevolmente creatore. Se tu fossi mio figlio, Gherardo, non ti amerei di piú, solo, non dovrei chiedermi perché.
Tutta la vita, ho cercato le risposte a domande, che forse non hanno risposta, e scavavo il marmo, come se la verità si fosse trovata nel vivo delle pietre, e stendevo colori per dipingere pareti, come se si trattasse di applicare alcuni accordi su un silenzio troppo grande. Tutto infatti tace, anche la nostra anima - o meglio, siamo noi a non sentire. Cosí, te ne vai. Non sono piú abbastanza giovane per attribuire importanza a una separazione, fosse pure definitiva. So troppo bene che gli esseri che amiamo, e che ci amano di piú, ci lasciano insensibilmente ad ogni istante che passa.
Ed è cosí che si separano da se stessi. Sei seduto su questo cippo, e ti credi ancora qui, ma il tuo essere, volto verso l’avvenire non aderisce più oramai a ciò che è stata la tua vita, e la tua assenza è già cominciata. Certo, capísco che tutto questo altro non è che un'illusione come il resto e che l'avvenire non esiste. Gli uomini, che inventarono il tempo, hanno poi inventato l’eternità, come antitesi, ma la negazione del tempo è vana quanto il tempo. Non c'è né passato, né futuro, ma solo una serie di presenti che si susseguono, un percorso, di continuo distrutto e ininterrotto, in cui tutti avanziamo.
Stai a sedere, Gherardo, ma i tuoi piedi si posano a terra dinanzi a te con una sorta di inquietudine come se cercassero una via. Indossi abiti del nostro secolo che appariranno orrendi, o semplicemente strani, quando il nostro secolo sarà trascorso, poiché i vestiti altro mai non sono che la caricatura del corpo. Io ti vedo nudo. Ho il dono di vedere, attraverso l'indumento, lo splendore del corpo, ed è in questo modo, penso, che i santi vedono le anime. E' un supplizio, quando i corpi sono brutti; ma quando sono belli, è un supplizio diverso. Tu sei bello, di quella bellezza fragile che la vita e il tempo insidiano da ogni parte, e finiranno per averti, ma in questo momento, essa è tua, e tua resterà sulla volta della cappella ove ho dipinto la tua immagine.
Anche se un giorno, il tuo specchio non presentasse piú che un ritratto deformato in cui non osi riconoscerti, ci sarà sempre, da qualche parte, un riflesso immobile che ti somiglia. Ed è nello stesso modo che fisserò la tua anima… Se acconsenti ad ascoltarmi per un poco, lo fai perché si è indulgenti verso coloro che si lasciano. Tu mi hai legato, e tu mi sciogli. Non ti biasimo, Gherardo.
L'amore di un essere è un dono cosí inatteso, e cosí poco meritato, che dobbiamo sempre stupirci che non ci venga prima tolto. Non sono turbato da quelli che ancora non conosci, ma verso cui vai incontro e che forse ti aspettano: colui che conosceranno sarà diverso da colui che ho creduto di conoscere, e che immagino di amare.
Una donna che si lasci guardare senza sorridere o senza arrossire, perché ha capito che la bellezza ha un che di grave. Le donne di pietra sono piú caste delle altre, e soprattutto piú fedeli, solamente, sono sterili. Non c'è fessura attraverso cui possa in esse introdursi il piacere, la morte, o il germe della creatura, e per questo sono meno fragili. A volte si spezzano, e tutta quanta la loro bellezza resta contenuta in ogni frammento del marmo come Dio in tutte le cose, ma niente di estraneo entra in esse per farne scoppiare il cuore .Gli esseri imperfetti si agitano, e si accoppiano per completarsi, ma le cose perfettamente belle sono solitarie come il dolore dell'uomo.
Gherardo, io non ho figli. E so bene che la maggior parte degli uomini non hanno veramente un figlio: hanno Tito, o Caio, o Pietro, e non è la stessa gioia. Se avessi un figlio, non somiglierebbe all'immagine che me ne sarei formata, prima che esistesse. Cosí, le statue che faccio sono diverse da quelle che avevo da principio sognato. Ma Dio si è riservato di essere consapevolmente creatore. Se tu fossi mio figlio, Gherardo, non ti amerei di piú, solo, non dovrei chiedermi perché.
Tutta la vita, ho cercato le risposte a domande, che forse non hanno risposta, e scavavo il marmo, come se la verità si fosse trovata nel vivo delle pietre, e stendevo colori per dipingere pareti, come se si trattasse di applicare alcuni accordi su un silenzio troppo grande. Tutto infatti tace, anche la nostra anima - o meglio, siamo noi a non sentire. Cosí, te ne vai. Non sono piú abbastanza giovane per attribuire importanza a una separazione, fosse pure definitiva. So troppo bene che gli esseri che amiamo, e che ci amano di piú, ci lasciano insensibilmente ad ogni istante che passa.
Ed è cosí che si separano da se stessi. Sei seduto su questo cippo, e ti credi ancora qui, ma il tuo essere, volto verso l’avvenire non aderisce più oramai a ciò che è stata la tua vita, e la tua assenza è già cominciata. Certo, capísco che tutto questo altro non è che un'illusione come il resto e che l'avvenire non esiste. Gli uomini, che inventarono il tempo, hanno poi inventato l’eternità, come antitesi, ma la negazione del tempo è vana quanto il tempo. Non c'è né passato, né futuro, ma solo una serie di presenti che si susseguono, un percorso, di continuo distrutto e ininterrotto, in cui tutti avanziamo.
Stai a sedere, Gherardo, ma i tuoi piedi si posano a terra dinanzi a te con una sorta di inquietudine come se cercassero una via. Indossi abiti del nostro secolo che appariranno orrendi, o semplicemente strani, quando il nostro secolo sarà trascorso, poiché i vestiti altro mai non sono che la caricatura del corpo. Io ti vedo nudo. Ho il dono di vedere, attraverso l'indumento, lo splendore del corpo, ed è in questo modo, penso, che i santi vedono le anime. E' un supplizio, quando i corpi sono brutti; ma quando sono belli, è un supplizio diverso. Tu sei bello, di quella bellezza fragile che la vita e il tempo insidiano da ogni parte, e finiranno per averti, ma in questo momento, essa è tua, e tua resterà sulla volta della cappella ove ho dipinto la tua immagine.
Anche se un giorno, il tuo specchio non presentasse piú che un ritratto deformato in cui non osi riconoscerti, ci sarà sempre, da qualche parte, un riflesso immobile che ti somiglia. Ed è nello stesso modo che fisserò la tua anima… Se acconsenti ad ascoltarmi per un poco, lo fai perché si è indulgenti verso coloro che si lasciano. Tu mi hai legato, e tu mi sciogli. Non ti biasimo, Gherardo.
L'amore di un essere è un dono cosí inatteso, e cosí poco meritato, che dobbiamo sempre stupirci che non ci venga prima tolto. Non sono turbato da quelli che ancora non conosci, ma verso cui vai incontro e che forse ti aspettano: colui che conosceranno sarà diverso da colui che ho creduto di conoscere, e che immagino di amare.
Non si possiede nessuno (neppure coloro che peccano ci riescono) e poichè l’arte è il solo possesso vero, si tratta meno di impadronirsi di un essere che di ricrearlo.
Gherardo le mie lacrime non devono ingannarti: è preferibile che quelli che ci amano se ne vadano, quando ci è ancora concesso di piangerli. Se fossi rimasto, forse la tua presenza, col sovrapporvisi, avrebbe indebolito l’immagine che tengo a conservare di essa. Come le tue vesti non sono se non l’ involucro del tuo corpo, cosí tu non sei piú per me che l'involucro dell'altro che ho ricavato da te, e che è destinato a sopravviverti Gherardo, tu sei adesso piú bello di te stesso.
Non si posseggono per sempre se non gli amici che si sono lasciati.
venerdì 12 agosto 2011
Vagando
mercoledì 3 agosto 2011
Alla mia Toscana

Sono orgogliosa di vivere in questa terra meravigliosa
dov'è dolce perdersi nel verde mare delle colline
o cercare volutamente la strada per uscire
dal labirinto di viuzze e crocicchi dei borghi
dove ancora risiede il Medioevo.
Adoro il mare che mi lambisce i piedi al crepuscolo
incorniciato da macchia mediterranea selvaggia
e gli alti picchi dove abbracciare
a perdita d'occhio l'intorno
facendomi sentire onnipotente.
Amo la mia terra che mi stupisce sempre
con qualcosa di nuovo
affascinandomi.
E ammiro la sua gente, scontrosa e ruvida
combattente per natura ma con un cuore grande
dove entrare per non uscirne più.
lunedì 1 agosto 2011
Cambio parco macchine.
E quando proprio mi pregustavo una buona serata
in compagnia di amici, conoscenti, a raccontarsi un pò di storie
anche solo quello che era successo da due mesi a questa parte...
quando proprio ero tornata a casa, cambiato borsa perchè
in tinta con i pantaloni, messo lo smalto trendy alle unghie
fatto le grandi manovre per non rovinare tutto, preparata
per l'appuntamento precedente...
arriva la telefonata dell'amica che mi aveva invitato
dicendo che non se ne fa di nulla, che è troppo stanca
che la manifestazione continuerà fino al quindici agosto
e che ci sarà ancora altro tempo per poterci andare insieme.
Ma stasera no. Stasera lei non viene. Saluto e riattacco.
Mi sono sentita la protagonista del video "Acceptance"
di Bill Viola. Una cascata d'acqua dalla testa mi ha percorso
come se tutto quello che avevo costruito nella testa si fosse
liquefatto e fosse in attesa di essere espulso.
Ne avevo bisogno come bere acqua fresca dopo tormentoni
di malattie, anziani finali, in fondo al letto di un ospedale.
E tutto si era liquidato così, con due parole.
Impossibile da credere. Ancora una volta.
Probabile che si ripresentava qualcosa che non avevo
voluto ancora vedere. Qualcosa a cui dovevo in qualche
modo aver risolto da tempo.
Cambiare parco macchine e trovarne delle nuove,
più motivate, per uscire.
lunedì 25 luglio 2011
venerdì 15 luglio 2011
giovedì 7 luglio 2011
Il rumore della solitudine
I due fiammiferi erano lì
l'uno attaccato all'altro
da tempo immemore.
Bramavano una scintilla
d'energia per unirsi
da fuoco in cenere.
Ben sapevano che l'umidità
del susseguirsi dei giorni
li avrebbe resi inutilizzabili.
Solo il silenzio regnava
nelle loro solitudini vicine.
E il rimbombo
dell'alternanza dei ricordi
in infinito distillava
momenti passati.
Insieme.
Iscriviti a:
Post (Atom)